Viaggio in Thailandia – giorno ultimo
La sveglia suona alle 3 e mezza del mattino, ben tre ore prima dell’orario fissato. Guardo il cellulare e capisco che è ancora impostato con l’ora della Thailandia. Non ho fortuna con le sveglie da quando ho perso il mio caro iphone che mi svegliava sempre puntuale con le morbide note di Bianco Divano dei Saluti da Saturno.
Ripunto la sveglia e mi riaddormento immediatamente.
Alle 6.30 mi alzo, faccio una rilassante doccia calda e mi abbuffo al buffet della colazione con uova strapazzate e fagioli stufati, la pancetta è troppo bruciacchiata e la scarto, le salsicce sono invece molto buone. Succo d’arancia, tè e croissant al cacao con una colata liquida di cioccolata… ma sì!
Vado in aeroporto e, sbrigate le solite pratiche, mi imbarco.
Noto diversa gente del Pakistan sul mio stesso aereo (lo capisco dai passaporti) e faccio qualche ritratto visto che ormai sono gli ultimi volti esotici che fotograferò.
Dopo poco meno di 7 ore di volo arrivo a Milano. Ed eccomi qua a Malpensa ad aspettare il mio zainone.
Esperienza terminata e già la nostalgia mi assale.
Nell’attesa cerco di fare un bilancio di questo viaggio in Thailandia.
Ho viaggiato per circa 3500 chilometri usando solo mezzi locali, niente aereo, e preferendo quelli della gente del posto a quelli comodi per i turisti, ho cambiato letto più di 10 volte senza contare quando ho dormito sugli autobus, ho conosciuto tantissime persone e tra loro alcune che non dimenticherò mai come Umberto, Kan, Daniela, Mon, Yousuf, Maki e tanti altri, ognuno di loro mi ha donato qualcosa del loro essere e per questo sarò a loro sempre grato, ho visto un’infinità di posti e scorci che hanno riempito i miei occhi e la mia anima. Ma cosa mi ha colpito di più di questa esperienza e cosa mi ha insegnato?
Ciò che mi ha molto impressionato sono i posti, la meraviglia dei luoghi ancora perfettamente immersi nella natura. Le spiagge, i colori con tutte le sfumature dell’azzurro del mare, il verde della vegetazione fino alla spiaggia e che si corica sulla battigia con le fronde degli alberi, la foresta e i suoi animali. Tutto ancora incontaminato dalle folli colate di cemento che hanno rovinato per sempre le nostra splendida Italia.
Ma quello che non dimenticherò mai sono proprio i tailandesi con la loro gentilezza e cordialità. Sono sempre pronti a regalarti un sorriso e a guardarti dritto negli occhi, pronti ad aiutarti e non interessati a fregarti (la fiducia con cui si possono lasciare incustoditi gli oggetti mi ha impressionato). Quei luoghi dove i tailandesi non si dimostrano così aperti all’altro e più inclini alla truffa sono proprio i posti dove noi occidentali siamo più numerosi. Nei luoghi particolarmente turistici la gente del luogo tende ad essere più diffidente e meno solare. E’ guardinga e in certi casi prova a spillare qualche soldo agli occidentali che ne dispongono così tanti nei loro portafogli. Vedendo questi posti meravigliosi presi d’assalto da noi bianchi e l’atteggiamento dei locali lì dove siamo più numerosi, ho avuto la sensazione che noi siamo una sorta di virus, un morbo che lentamente contagia il tessuto dove risiede. Tutte le nostre idiosincrasie, i nostri modi spiccioli ed utilitaristici, la mancanza di poesia, le nostre facce o troppo tristi o arrabbiate o troppo ilari a causa dell’alcol, l’idea che con i soldi possiamo avere tutto quello che desideriamo, la nostra volgarità e la nostra non infrequente disonestà la vedo pian piano manifestarsi tra i tailandesi con cui entriamo in contatto. Al contrario, nei luoghi meno turistici che ho visitato, ho notato questa dolce curiosità nei miei confronti e il sorriso dei bambini era comune sui volti anche degli adulti e degli anziani.
Ed io? Cosa ho fatto io? Ho cercato di non essere ‘inquinante’ come i miei simili? Ho imparato qualcosa? Non lo so, di sicuro ci ho provato, non sempre ci sarò riuscito, ma credo di aver visto, riflettuto, provato a rispettare il luogo e la gente, e imparato qualcosa. Non è poco.
Cosa ho appreso in questo viaggio in Thailandia?
Ho imparato che non ha poi così importanza il futuro, è il presente la cosa più importante. Preoccuparsi troppo di quello che sarà è tempo sprecato che sottraiamo al momento qui ed ora. Io, forse anche per deformazione professionale, sono abituato ad essere sempre preparato a quello che sarà, mi preoccupo costantemente del futuro, e mi stresso parecchio per questo. Ma questo mese di viaggio mi ha dimostrato come anche arrivare in un posto senza sapere nulla, senza avere nozione di dove andare e a chi rivolgersi e dove dormire non è un dramma. La vita saprà sempre farti trovare il modo di aggiustarti. E anche se per una notte tutti gli alberghi sono pieni e ti tocca di dormire in una topaia, che importanza ha? Anche quella è un’esperienza. Come faccio? Dove vado? E ora? Beh, chiedi. Chiedi con un sorriso e il prossimo ti aiuterà.
Altra cosa che questo viaggio mi ha ricordato (purtroppo quello che impariamo per mancanza di esercizio spesso lo dimentichiamo) e che anche se l’altro sembra un perfetto estraneo, qualcuno che non vuole aprirsi a te, persino ostile beh, sorridigli e digli il tuo nome, qualcosa di te, e lui, lei, non resisterà e si aprirà a te. Ovviamente le eccezioni possono capitare, ma sono rare, se l’altro ti vede porgergli disarmato te stesso egli si scioglierà.
E sono qua, nella grigia Milano da cui sono scappato quasi due anni fa, e sorrido alla gente. Loro non mi rispondono, come prevedevo, ma io continuo a sorridergli, sorrido e li guardo negli occhi. Chi lo sa che qualcuno non mi sorriderà in risposta.
Ringrazio moltissimo chi mi ha letto e incoraggiato a continuare a pubblicare in questi giorni, in ordine sparso: mia nipote Lisa, mia sorella, mia madre (che avrete riconosciuto sicuramente per i commenti esageratamente lusinghieri), mio padre (che, da vero fotografo di vecchio stampo, non ha letto una parola ma ha guardato e riguardato tutte le foto), Pierpaolo, Caterina, Ludo, Annalisa, Florinda, Lilì, Stefania C., Giuliana, Pipi, Stefania M., Pietro, Dora, Mauro, Sara, Enza, Antonia, Jessica, Vincenzo, Giuseppina, Fausta, Antonio, Davide, Mario, Fina, Paolo, Lucia, Chiara, Daniela, Tony, Gianluca, Ilaria, Lidia, Lorenzo, Carmelo, Adriana, Rosa, Barbara, Claudia, Andrea, Daniele, Simone, Carmine e tantissimi altri (anche tante persone che non conosco e mi scuso se ho dimenticato qualcuno ma siete davvero tanti) che con i loro ‘mi piace’, i loro commenti e soprattutto i loro messaggi privati mi hanno tenuto compagnia e incoraggiato a continuare a scrivere. Non avete idea di quanto ciò sia stato importante per me. Non fosse stato per voi mi sarebbe sembrato uno sforzo inutile sacrificare quasi tutte le sere di questo viaggio (che doveva essere anche una vacanza) per scegliere, sistemare le foto, scrivere, correggere e pubblicare il tutto con la lentezza della connessione a volte disperante e anche del mio portatilino che alla fine non ce la faceva più.
Grazie a tutti.
Qui le foto per me più belle e/o significative di questo mese tanto intenso e anche faticoso. Questa selezione fotografica la dedico a voi!
Bentornato
🙂
Caro Antonio ho letto questo ultimo articolo, e un po’ di nostalgia ha contagiato anche me, perché da domani è terminato anche il mio viaggio virtuale. Ti ho seguito per tutto il percorso, stampando ogni sera i tuoi scritti e ti assicuro che tra quello che raccontavi tu e le foto allegate era proprio come essere in viaggio. Il cibo non sempre mi piaceva, dove alloggiavi, con tutto quello spray ammazza insetti, non sempre era proprio l’ideale, ma come raccontavi la gente che incontravi, i loro usi, costumi, sorrisi, disponibilità, gentilezza ….ecco questa cosa mi è piaciuta moltissimo e a mio parere la parte più importante del tuo viaggio. Grazie e Ben tornato.
Lucia
Grazie a te Lucia, con la tua lettura e i tuoi commenti mi hai tenuto compagnia.
Grazie per avermi fatto fare questo bellissimo viaggio.
Bentornato. e ancora grazie , grazie, grazie……………
Grazie di aver messo i pulcini in questa rassegna di foto: troppo tenerosi!!!! Ancora bentornato a casa!!