Una sfilata di piatti
Quando Firriato mi ha chiesto di fotografare le composizioni di Gaetano Basiricò (chef della loro struttura Baglio Soria) rimasi interdetto per il numero di piatti che volevano che fotografassi: circa 40, e la richiesta era stata di fotografarli in un’unica sessione. Ovviamente, conoscendo il lavoro che c’è dietro ad ogni scatto di food, spiegai che sarebbe stato impossibile, che ci sarebbero voluti almeno tre giorni. Alla fine il lavoro è stato fatto in due giorni, nei quali ho anche eseguito delle sessioni di fotografia di interni, due giornate da 16 ore ciascuno di lavoro consecutive. Insomma, una vera prova di resistenza che mi ha sfiancato oltre le capacità umane e che mi ha così reso capace di superare persino qualsiasi gara di triathlon (ovviamente nulla di nuovo, per carità, il lavoro di fotografo è molto più faticoso di quello che si crede). Mettendo da parte la fatica di quei due giorni, la soddisfazione di lavorare con un maestro dei fornelli come Basiricò, è stata davvero tanta. Piatti meravigliosi da guardare, esaltanti da fotografare e ottimi da mangiare (ho avuto la fortuna di spizzicare qua e là tra uno scatto e l’altro), piatti che venivano sfornati con una puntualità incredibile che ha reso possibile, quasi come una vera catena di montaggio, l’esecuzione del servizio nei tempi stabiliti.
Gaetano Basiricò è uno chef con cui è un vero piacere collaborare, sia per la passione che mette nel lavoro, per la sua indiscutibile maestria, ma anche per la gentilezza e modestia con cui si confronta con gli altri.
Le sue mani hanno il talento di manipolare il cibo e renderlo un dono indimenticabile per il palato.
Il cliente voleva che fotografassi i piatti dall’alto per mettere in risalto, nella loro completezza, la perfezione della realizzazione dello chef, al tempo stesso voleva delle foto molto di impatto, dove il cibo fosse prepotentemente invitante e si celebrasse il trionfo del gusto. Spiegai che la soluzione migliore sarebbe stata quella di fare dei close up, delle riprese ravvicinate, proprio per mettere in risalto il cibo nei suoi dettagli più succosi, e che solo per certi piatti (quelli più coreografici) avrei optato per la ripresa dall’alto. Il cliente in questo caso però ha insistito per la ripresa dall’alto per tutti i piatti, scartando l’idea del primissimo piano. Come sempre per me è più importante la soddisfazione del cliente che il mio ego, così la mia scelta non è fu quella di fare come molti fotografi che si sentono dei geni indiscussi e che impongono a chiunque le loro scelte, ho fatto quello che faccio sempre: ho cercato di accontentare tutti. E’ molto faticoso, lo so, ma alla fine paga. Ho optato quindi per la ripresa dall’alto per tutte le portate con una d750 per far contento il cliente e, per far contento me, con l’intenzione di ottenere delle immagini dove il cibo sembrasse proprio uscire fuori dalla foto per saltare in bocca allo spettatore, ho disposto delle riprese macro con una D800 e l’infallibile 105 mm 2,8 Nikkor.
Sebbene il cliente avesse detto che voleva solo foto dall’alto, alla fine mi ha ringraziato per la mia scelta di fare comunque ad ogni piatto delle fotografie ravvicinate. Le immagini dall’alto, come avevo suggerito, sono state scelte solo per certi piatti la cui composizione globale non andava assolutamente perduta, per il resto gli scatti più apprezzati sono stati proprio i close up.
Contento io e cliente contentissimo.
Signore e signori, una sfilata di piatti tutta per voi. Attenzione a non guardarle tutte insieme… non rispondo di attacchi famelici subito dopo.
P.S.
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Splendida SFILATA!
Uno splendido grazie!
Una sfilata di piatti per il piacere dei sensi e poi…. i dolci hanno provocato l’inevitabile attacco famelico. Foto succulenti.
Buon appetito allora! 🙂