Viaggio in Thailandia – giorni 20 e 21
Mi alzo al mattino presto e mi metto sulla bici per raggiungere il parco storico di Ayuthaya. Sulla via incrocio due monaci che cavalcano con grande naturalezza due enormi elefanti. Arrivo alle rovine e noto che sono immerse in un bel parco verde che rende la passeggiata particolarmente piacevole.
Soddisfatto dalla visita faccio rientro e atri due elefanti mi vengono incontro ma stavolta sulla groppa ci sono dei turisti, sull’ultimo animale seggono due asiatiche che mi salutano felici dall’alto.so di un pesce o un’imbarcazione. Pare che il design, che risale a molto tempo fa, abbia origine giapponese.
Mentre attendo mi metto a lavorare alle foto e mi distraggo a tal punto che sto quasi per perdere il pullman. Arrivato alla stazione di Kamphaeng Phet faccio qualche scatto in attesa che mi venga a prendere il proprietario della guest house.
Arrivato in camera mi sistemo un secondo e siccome ormai è pomeriggio inoltrato decido di farmi una passeggiata a piedi fino al night market che pare debba essere interessante. Durante il cammino mi accorgo da come mi guarda la gente che qui non sono molto abituati agli stranieri, la mia presenza desta un allegro interesse e la cosa mi fa piacere. Kamphaeng Phet infatti, sebbene abbia un importante parco di rovine, non è una meta molto gettonata, e nonostante stia sulla strada tra Le famose Ayuthaya e Sukhothai viene quasi sistematicamente saltata. Mentre cammino vengo attratto da delle bottiglie verdi fluorescenti che fanno da recinto ad una aiuola, mentre sto per fotografarle mi accorgo che una famiglia sullo sfondo si sta mettendo tutta intera in posa per la fotografia. Visto che ci sono fotografo anche la figlia più piccola. Subito dopo noto un negozio gestito esclusivamente da bambini e punto il mio obiettivo su questi bimbi che si dimostrano generosissimi di sorrisi. Sulla strada avvisto anche un tempio con cimitero annesso e vengo colpito dalla forma delle lapidi che non hanno nulla di triste degli equivalenti nostrani, anzi sembrano un trionfo anche un po’ pacchiano di ghirigori e colori.
Finalmente arrivo sul lungo fiume dove dovrebbe esserci il mercato che cerco, ma prima mi soffermo in un parco dove i tailandesi dimostrano di essere molto amanti dello sport. Dei giovani si sfidano in una frenetica partita di basket mentre altri aspettano che il campo si liberi per poter giocare anche loro. Di là invece mezzo parco fa ginnastica seguendo i movimenti di una insegnante che sta su un palco e la musica amplificata che si sente già a grande distanza. E’ divertente vedere come a fare gli esercizi non siano soltanto le persone sotto il palco ma anche donne distanti a tal punto da vedere l’insegnante ormai quasi un puntino.
Arrivo al mercato e lo trovo pieno di colori e odori e la mia d700 riempie il posto dei suoi innumerevoli clic.
Ad un certo momento mi rendo conto che non ho mangiato nulla tutto il giorno e sono quasi le sette di sera, mi seggo pertanto in uno dei tanti tavoli del mercato dove servono cibo. Dal menu scritto per intero in tailandese ho la conferma che qui di turisti se ne vedono proprio pochi, a dire il vero, in tutta la mia passeggiata di circa un’ora non ne ho visto nemmeno uno. Prendo in mano la carta dei piatti è realizzo che non ci sono nemmeno i numeri arabi (i tailandesi hanno anche i numeri per i fatti loro, e sulle banconote le cifre sono riportate in entrambi i caratteri). Mi affido al mio traduttore e ordino del riso con verdure cotte e pollo fritto al ragazzo che prende la comanda. Quando mi portano il piatto capisco che la comunicazione non ha funzionato alla perfezione. Guardate voi e ditemi se vedete frittura.
Mangio comunque il mio piatto facendo amicizia a segni con i miei vicini di tavolo ma quando finisco ho ancora voglia di quel pollo fritto, quindi riprovo a chiederlo (stavolta ad un altro cameriere perché il primo pare che sia sparito). Risultato: mi portano nuovamente la stessa cosa però senza riso. Ok, mi arrendo.
Mi rimetto a girare e fotografare ma poi vedo delle invitanti palline di maiale alla carbonella e decido di togliermi quella voglia di fritto con questo spiedino gustoso.
Sulla strada di ritorno passo da un locale segnalato dalla guida dove fanno musica dal vivo e mi fermo a bermi una birra. Mi guardo intorno e mi sembra di essere in un qualsiasi locale italiano, l’unica differenza sono gli occhi a mandorla della gente che mi circonda.
La band non suona granché e appena finisco il mio drink faccio ritorno alla guest house. Domattina parco storico di Kamphaeng Phet e poi partenza per Sukhothai.
Giorno 21
La sveglia suona abbastanza presto, faccio colazione e conosco alla guest house Astrid, una viaggiatrice olandese sui sessant’anni (ovviamente sono un galantuomo e non le ho chiesto l’età) che mi dà qualche consiglio su Skhothai che vedrò nel pomeriggio. Mi racconta un po’ del suo viaggio e scopro che è una di quelle europee che si spende la pensione viaggiando con calma in Asia e riempiendosi gli occhi delle meraviglie del mondo. Mica male! È una viaggiatrice con esperienza che cerca di evitare i posti troppo turistici. E’ una infaticabile camminatrice capace di dare filo da torcere a tanti giovani rammolliti di oggi in lunghe escursioni di trekking.
La rincontro per caso nel parco storico dove siamo gli unici visitatori e le scatto una foto.
Le rovine qua sono sicuramente un po’ più trascurate rispetto ad Ayuthaya però devo dire che la pace che emana il posto, l’assenza dei turisti, e le statue dei Budda, tra cui uno coricato molto suggestivo, tutto ciò mi lascia piacevolmente colpito.
Quando sto per tornarmene un signore mi passa davanti alla bici con una testa di maiale su un vassoio e ovviamente la cosa non può lasciarmi indifferente. La mia curiosità mi spinge a parcheggiare la bici e capire di cosa si tratta. Pare una sorta di cerimonia religiosa, è un tempietto con tanto di incenso che la gente accende e si accalcano molti ragazzi vestiti con abiti tradizionali. E’ una qualche festa religiosa e aspetto di capire cosa succederà. Dopo un po’ parte una musica tradizionale e le ragazzine messe infila con i loro abiti cominciano a ballare mentre gli altri le fotografano con i loro cellulari. Ci sono altri giovani in costume e infatti subito dopo alcuni di loro fanno un altro balletto.
Soddisfatta la mia curiosità me ne torno alla guest house. Lì lavoro al computer e poi prendo un tuk tuk per la stazione degli autobus con destinazione Sukhothai.
Sul tragitto vedo la mia immagine riflessa sullo specchietto retrovisore e penso che fino adesso non c’è una sola foto di me durante tutto questo lungo viaggio in Thailandia. E’ arrivato il momento di firmare il foto-diario con un autoritratto, e click!
Arrivato a Sukhothai prendo un mototaxi per la guest house dove ieri ho prenotato telefonicamente. La città è divisa in due: la vecchia con il suo parco storico e la nuova dove ci sono la maggior parte degli alloggi e i negozi. Le due città sono collegate da tuk tuk e sorng taa ou che fanno avanti e indietro.
Arrivo alla guest house, e prendo possesso di una camera molto spartana che ha però l’aria condizionata e una vasca fuori con pescioni rossi e un tremendo nanetto asiatico in gesso. Mi metto un po’ a lavoro, mi doccio e esco alla ricerca del mercato notturno che anche qua dovrebbe essere abbastanza vivace. Non riesco a trovarlo, sulla guida pare chiaro, è segnato sulla mappa, eppure non c’è. Chiedere indicazioni non è semplice perché pare che nessuno sappia parlare inglese. Alla fine trovo un signore che mi fa capire (almeno credo) che oggi è una qualche festa tailandese (forse lo spettacolino delle ragazzine in costume di ieri è legato? Non lo scoprirò mai), e dunque il mercato notturno abituale non c’è. Sono un po’ deluso, adesso che faccio? Ma aggiunge che ce n’è un altro per l’occasione, e mi dà delle poco comprensibili indicazioni. Chiedo sulla strada a dei francesi che parlano malissimo inglese e li aiuto rivolgendomi a loro nella loro lingua. Mi spiegano un po’ meglio la strada ma dopo circa trecento metri ancora non trovo il luogo. Incontro una coppia di occidentali con grossi tatuaggi sul corpo e chiedo anche a loro, mi rispondono con un forte accento australiano e ringrazio il cielo di trovare finalmente qualcuno con cui capirmi perfettamente. Mi spiegano bene dove andare, li ringrazio calorosamente come fossero quasi degli italiani e infine arrivo. Da subito capisco che è un po’ come la nostra fiera di paese, ci sono bancherelle che vendono di tutto, dal cibo (compreso vermi, grilli e uccelli arrosto) ai vestiti, ai materassi, agli animali domestici (vivi, non da mangiare) e all’elettronica. Ci sono le dimostrazioni dei venditori e c’è anche una piscinetta nella quale pescare con un retino dei bigliettini con scritto il premio da ritirare e due conduttori che animano in maniera apparentemente un po’ grezza la pesca.
Anche qui mi fermo a mangiare e fotografo tanto, c’è anche la solita bancarella di vermi, cavallette e ragni fritti, a differenza di Khaosan Road però non ti chiedono di pagare per scattare una foto.
Ad una certa ora me ne torno, passo dal Chopper Bar, che è un locale segnalato vicino a dove risiedo, e mi bevo la mia solita birra sperando di socializzare con qualcuno. Il locale però non ha una atmosfera piacevole, le cameriere non sorridono e i turisti seduti al tavolo sembrano un po’ giù di corda. Su una parete c’è un cartello due metri per tre con scritto in un inglese sgrammaticato che chi ruba qualcosa del locale dovrà pagarlo 10 volte il suo prezzo e che se non pagherà andrà in galera. Trovo il cardello poco accogliente ma poi penso a quante ne avranno viste con gli occidentali ubriachi che pensano che tutto gli è concesso, e capisco che quell’aria un po’ scontrosa delle cameriere è probabilmente il segno della loro insofferenza verso i ‘fa rang’ come noi stranieri veniamo qui chiamati.
L’unico tavolo allegro è quello di due giovani bionde di bell’aspetto a cui si sono aggiunti due bei ragazzi che, con la faccia tosta tipica della giovinezza, hanno chiesto di potersi unire. Chiacchierano molto e ridono tanto. Bella cosa la gioventù.
Dopo un po’ mi scoccio e me ne torno in stanza. Domani vedrò le rovine anche di questa città che pare avere un ottimo parco archeologico.
fantastico. foto da mozzare il fiato. ci hai portato veramente in giro con te. grazie, che meraviglia ……….
Che spettacolo …………….. Che meraviglia ………Che foto…….. fantastiche…….