Giorno 4 Palenque – Chiapas –
Questo è il racconto fotografico del mio viaggio in Messico e Cuba con mia moglie, il post di oggi vi racconta il Giorno 4 durante il quale abbiamo visitato il sito archeologico di Palenque nello stato messicano del Chiapas.
Se sei un appassionato/a di viaggi e vuoi conoscere tutti i dettagli organizzativi e/o se ami la fotografia e vuoi avere informazioni tecniche vai al giorno 1 e 2 del viaggio, all’inizio del post c’è una premessa che fa per te.
Giorno 4 Palenque – Chiapas –
Ci svegliamo molto presto, ci attende un viaggio di ben 362km oggi e, soprattutto, siamo molto eccitati all’idea che finalmente entreremo nel Chiapas, luogo dove la natura esprime tutta la sua forza primordiale con la giungla tropicale.
Saliamo sulla monovolume a 9 posti con cui stiamo attraversando il Messico sud-occidentale e ci dirigiamo verso Palenque. Tiro fuori la mia CANON PowerShot G7 X Mark II (per maggiori dettagli tecnico-fotografici e la mia impressione sulla macchina fotografica vedi il post del giorno 1 e 2 del viaggio) e blocco alcuni istanti del lungo tragitto che mi mostra soprattutto il volto più vero del Messico costituito dal popolo delle campagne e dei villaggi che attraversiamo.
Durante il viaggio facciamo sosta presso un negozietto che funge da area di servizio. All’angolo dell’ingresso noto un curioso altarino con candela. Chiedo alla nostra guida di cosa si tratta, e Victor ci spiega che è l’effigie di un famoso bandito messicano rimasto nei cuori della gente comune. Sotto la statua c’è una candela che rimane sempre accesa e un barattolo per le offerte.
Mi colpiscono molto i volti delle due donne al bancone, soprattutto quello della signora più grande.
Marilena, su consiglio di Victor, compra una gomma da masticare del tutto naturale. La prima chewing-gum è infatti stata realizzata dai Maya, e questa che assaggiamo è la discendente di quell’antenata di tanti secoli fa, e come quella è prodotta per il 100% da elementi vegetali che la rendono totalmente biodegradabile. Mari ne offre una anche a me, sono curioso e l’assaggio anche se non amo le gomme: è totalmente insapore, dà solo l’esperienza della masticazione. Dopo pochi secondi la sputiamo un po’ delusi, ma almeno abbiamo il piacere di sapere che non stiamo contribuendo all’inquinamento.
Ci rimettiamo in viaggio e continuo a puntare il mio obiettivo sui messicani e i loro momenti di vita quotidiani.
Arriviamo finalmente al sito archeologico di Palenque.
Ci troviamo ai bordi della giungla ed è una goduria per gli occhi vedere queste antiche costruzioni immerse nel verde rigoglioso della foresta tropicale.
C’è un curioso viavai di venditori che trasportano grandi sacchi di mercanzia usando la forza del collo.
Victor ci spiega con dovizia di dettagli e con il suo ottimo italiano ogni curiosità sull’architettura e cultura Maya.
Il luogo è davvero incantevole.
Il caldo è asfissiante, l’umidità non lascia respirare, Marilena non se la sente di salire con me sul più alto degli edifici e si accontenta di salire sulla struttura mediana. Io non voglio rinunciare a salire sulla vetta più alta e mi arrampico su gradoni vecchi di circa 1500 anni.La gradinata è fortemente irregolare e l’umidità rende l’ossigenazione molto difficile. Arrivo in cima con un fiatone pesantissimo ma, come ogni cosa conquistata con grande sforzo, la soddisfazione è grande, e l’angolo visuale che la somma mi regala sulle antiche costruzioni è stupenda.
In cima trovo un affresco in ottimo stato.
Prima di scendere non resisto alla voglia di immortalarmi con questa splendida vista e cedo al potere del selfie.
Anche dal basso il sito è affascinante.
Poggiata su uno degli antichi edifici vi è una misteriosa figura di bianco vestita, si tratta sicuramente di una turista, ma si adatta perfettamente alla magia del luogo.
Torniamo in albergo sfiniti ma con gli occhi pieni di bellezza, ci godiamo la piscina dell’albergo circondati dal colore e dai suoni della foresta riposandoci per il giorno dopo. Domani percorreremo la giungla per molti chilometri e con una motolancia navigheremo il fiume Usumacinta fino alla frontiera con il Guatemala.
Non vediamo l’ora che sia domani.