Giorno 5 Corozal e Yaxchilan – Chiapas –

Questo è il racconto fotografico del mio viaggio in Messico e Cuba con mia moglie, il post di oggi vi racconta il Giorno 5 durante il quale abbiamo attraversato il Chiapas per raggiungere la frontiera Corozal che divide il Massico dal Guatemala, abbiamo navigato il fiume Usumachinta raggiungendo l’antico insediamento Maya di Yaxchilan con le sue rovine immerse nella giungla.
Se sei un appassionato/a di viaggi e vuoi conoscere tutti i dettagli organizzativi e/o se ami la fotografia e vuoi avere informazioni tecniche vai al giorno 1 e 2 del viaggio, all’inizio del post c’è una premessa che fa per te.
Giorno 5 Corozal e Yaxchilan – Chiapas –
Anche oggi svegli prestissimo, alle 6.30 siamo già in macchina pronti per partire. Nonostante il sonno siamo tutti ben contenti di aver rinunciato ai comodi letti perché oggi faremo una lunga traversata di 330 km che ci permetterà di attraversare il Chiapas andando nel cuore più profondo e incontaminato del centro America, arriveremo infatti fino al confine con il Guatemala.
Partiamo con destinazione Corozal, un villaggio sulla frontiera con la nazione confinante, quasi tre ore di viaggio durante il quale la foresta mostra tutta la sua rigogliosa vegetazione e io posso rubare con la mia macchina fotografica momenti di vita dei messicani che vivono nei villaggi di questa parte del Paese.
Un’anziana signora, sulla spartana veranda della sua capanna di legno, guarda lontano sognante, e mi sembra riassumere, con il suo antico e semplice gesto, la spontaneità di questa incontaminata vita rurale tanto diversa dalle nostre urbane vite globalizzate.
Arrivati a Corozal scendiamo al fiume Usumacinta. Qui prenderemo delle motolance che ci porteranno a Yaxchilan, un antico insediamento i cui resti sono immersi nella giungla tropicale.
Marilena è un po’ preoccupata della navigazione, non è una provetta nuotatrice e indossa il giubbotto salvagente per stare più tranquilla.
La navigazione lungo il fiume Usumacinta ci galvanizza, ci fa sentire di essere veramente immersi nella natura, la giungla del Chiapas scorre un un lato e quella del Guatemala sull’altro. Anche Mimmo, uno dei nostri compagni di viaggio, scatta fotografie a più non posso.
Attraversiamo via acqua la giungla verso la nostra destinazione.
Arrivati sulla terraferma ci infiliamo nella foresta e la natura regna incontrastata. Scavalchiamo un formicaio gigante.
Su un albero le termiti hanno costruito un nido enorme.La natura ci stupisce con le sue forme e colori.
I plurisecolari resti in muratura sono ricoperti da una patina di muschio e vegetazione e su tutto ricade una manto verde silvano.
Entriamo in una di queste antiche strutture ed enormi ragni e inquietanti pipistrelli, che lì quietamente dimorano da tempo immemorabile, sono infastiditi dalla nostra aliena presenza. La sensazione è quella di essere davvero fuori posto e usciamo abbastanza rapidamente con la paura di provocare spiacevoli reazioni ai legittimi abitanti del posto.
Una volta fuori, la bellezza del posto e la luce rassicurante ci fanno scrollare di dosso l’inquietudine e ci restituiscono l’allegria.
Ad un certo punto cominciamo a sentire in lontananza delle basse urla che sembrano avvicinarsi e crescere di volume e intensità. La nostra guida Victor ci rassicura spiegandoci che si tratta di scimmie urlatrici che hanno sentito la nostra presenza. Le grida sembrano provenire da animali enormi, tanto sono gutturali e grosse. L’atmosfera diventa minacciosa, le voci ci circondano, sono tutte intorno sulle alte fronde, non riusciamo a vedere chi emette questi suoni, ma la loro presenza è tanto più vivida quanto invisibile.
Ecco un video che ne registra il suono.
Ci impegniamo a guardare le fronde per riuscire a individuare gli animali che stanno emettendo questi inquetanti suoni e finalmente riusciamo a distinguerli. Non si tratta di mostri giganteschi, né tantomeno di gorilla o grandi orangotanghi, ma di scimmiette alte al massimo mezzo metro. Una volta avvistata la fonte di quesi suoni, e viste le loro minute proporzioni, scoppiamo in fragorose risate.
Punto la CANON PowerShot G7 X Mark II su di loro e, grazie al potente zoom, riesco a bloccarle mentre saltano da un albero all’alltro (per maggiori dettagli tecnico-fotografici e la mia impressione sulla macchina fotografica vedi il post del giorno 1 e 2 del viaggio).
Delle farfalle si poggiano di tanto in tanto sui resti dell’antica città e una rana rumorosamente gracida.
Torniamo al fiume e all’approdo delle motolance, dove altre farfalle, e in grande numero, sembrano anche loro voler accogliere l’arrivo delle imbarcazioni.
Questa volta Marilena è più tranquilla e sceglie di non indossare il giubbotto. Ci godiamo la traversata e la brezza del fiume che ci danno un po’ di ristoro dalla calura e dall’alto tasso di umidità della giungla.
Scesi dalle imbarcazioni riprendiamo l’auto e ci mettiamo in viaggio per rientrare nella città di Palenque dove pernotteremo anche stasera. Durante il tragitto facciamo una brevissima sosta per acquistare qualche bottiglia d’acqua. Una capanna, che funge da casa con dei mobili semivuoti ed un frigorifero, è l’improvvisato negozietto dove risiede costantemente una famiglia fatta di soli bambini e ragazzini che fanno da venditori di bibite fresche. Una volta che ci hanno venduto le bottigliette d’acqua tornano tutti a guardare la tv in attesa di qualche altro sparuto passante.
Uno dei bambini è però incuriosito dal mio fotografare, abbandona la visione della tv e comincia a spiarmi e, tra l’imbarazzato e l’entusiasta, mi regala un paio di meravigliosi occhi sorridenti.
Ci rimettiamo in cammino e tanti bambini venditori si avvicinano ogni volta che rallentiamo.
I bambini sembrano essere ovunque e punteggiano il panorama del Chiapas con la loro presenza.
Sono ovunque e indaffaratissimi, colgo sul fatto anche un gruppo di piccoli ladri di tronchi d’albero.
Tanti bambini significa anche tante persone e molti panni da lavare e stendere.
Ci avviciniamo infine alla città e rientriamo a Palenque City.
Una ragazzina mi strega con il suo sguardo perso nel sogno di un futuro lontano.
La giornata è stata lunga e piena di emozioni, e anche domani ci aspetta un lungo viaggio di più di 300 km e soprattutto dei siti archeologici quasi del tutto sconosciuti immersi nella giungla.
P.S.
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