Viaggio in Thailandia – Giorno 3

viaggio in Thailandia, Spiaggia di Khanom.

Questo è il foto-diario del mio viaggio in Tailandia, se vuoi leggerlo dall’inizio e/o vuoi avere dettagli tecnici fotografici vai al giorno zero.

Nel post di oggi parlo del mio arrivo a Khanom.

 

Viaggio in Thailandia – Giorno 3

Mi sveglio alle 4 del mattino ora locale, ho dormito 8 ore e il mio corpo evidentemente è sazio. Mi sento decisamente meglio. Ricordo che la hostess mi ha svegliato un paio di volte qualche secondo per darmi uno snack offerto dalla compagnia di autotrasporti, la cibaria è lì poggiata che aspetta di essere consumata: una specie di bombolone alla crema, una pacchettino di arachidi, un succo di frutta e una bottiglietta d’acqua naturale. Fantastico, questo viaggio è un vero affare. Tutti dormono ancora, il buio regna dentro e fuori il bus. Purtroppo sulla strada non si vede nulla se non qualche scia di luce di veicoli che vengono nel senso opposto. Vado in bagno e una volta dentro mi accorgo che oltre al water su un angolo c’è anche un mini orinatoio. Mai visto una cosa del genere, un po’ mi fa ridere soprattutto per quanto è piccolo, però è comodo. Lo uso e le sue dimensioni regalano un momento di gloria al mio ego maschile.

Tornato al mio posto accendo il cellulare e trovo il messaggio di risposta di Umberto che mi dice di scendere davanti all’agenzia. Che agenzia? Capirà la hostess? Ammazzo un po’ il tempo guardando Facebook dall’iphone, chattando con gli amici in Italia che si apprestano pian piano ad andare a letto, rispondendo a qualche commento e mangiucchiando qualche arachide. Mi metto un po’ di musica nelle orecchie e i Fleet Foxes mi sembrano un’ottima colonna sonora per questo viaggio di primissimo mattino. Il bus fa una fermata in una stazione di un non identificato paesino, e vedo un gran viavai nonostante siano appena le 5. Effettivamente anche le strade sono già abbastanza popolate, e alcune baracche sulla via sembrano essere già piene di persone ben sveglie. Evidentemente i tailandesi sono un popolo mattiniero. Lentamente si fa giorno e il panorama comincia a srotolarsi colorato sotto i miei occhi. La vegetazione a bordo strada si rivela molto rigogliosa (palme ovunque e di tutti i tipi) e sul ciglio ci sono spesso baracche che vendono cibo e bevande. Vedo molti pickup, tanti motorini e dei tricicli motorizzati molto vecchi che sono come dei side-car fatti in casa con a volte persino una tettoia in telo. Sovente si vedono a bordo strada degli arancioni scalzi che camminano placidi senza fretta.

Ad un certo momento mi rendo conto che il pullman sta seguendo le indicazioni dell’imbarco per Koh Samui, una delle isole più importanti della costa orientale del sud. C’è infatti una lunga fila di macchine e autocarri in attesa di imbarcarsi. E’ un molo piccolino, con una strada abbastanza stretta e sulla destra c’è una meravigliosa alba sul mare che rende la scena ancora più suggestiva e la mia scelta musicale davvero azzeccata. Arrivato alla fine del molo il bus si ferma il tempo necessario per far scendere dei passeggeri, fa poi inversione ad u e ripercorre la stessa strada per reimmettersi sulla via principale che aveva abbandonato per fare questa deviazione. Ormai sul pullman sono tutti già svegli e appena vedo la hostess le dico che voglio scendere davanti all’agenzia ma mi sembra ancora meno convinta di ieri. Sono circa le otto e mi aspetto di arrivare da un momento all’altro, infatti passa poco e l’hostess mi fa segno che è la mia fermata. Chiedo ‘agency?’ ma non capisce. Chiamo nel frattempo Umberto e le passo la hostess, si dicono qualcosa e capisco che infatti non era questo il posto giusto. Risalgo e aspetto di scendere alla prossima. Dopo poco sembra che sia davvero il mio momento, afferro tutto cercando di non dimenticare nulla e scendo, recupero il bagaglio e mi guardo intorno. Non riconosco nulla che possa sembrare un’agenzia di alcun tipo e mi chiedo se sia il posto concordato. Chiamo Umberto che mi dice che sarà lì tra 5 minuti. Speriamo di trovarci!

Vedo che l’autista ha lasciato per terra dei pacchi, ogni tanto arriva qualcuno, legge i nomi che ci sono su scritti e ne raccoglie uno, lo carica sul proprio mezzo e se lo porta via. Rimango affascinato dalla fiducia che hanno nel prossimo. Evidentemente l’onestà qui è ancora un valore diffuso. d700, iso 1600, 24mm, f3,5, 1/2500Arriva un tizio con la faccia butterata su uno scooter e vedo che vuole caricarsi un bel paccone grande. Le dimensioni mi sembrano esagerate per essere caricate sulla moto, non ha nemmeno delle funi per assicurarlo in qualche modo. Mi viene spontaneo tenergli lo scooter mentre cerca di caricare il pacco, mi ringrazia sorridente e sicuro del fatto suo;  infatti riesce non so come a montare il pacco dietro e a stare in equilibrio lui e lo scatolone. Gli faccio una foto mentre sta per avviarsi e mi saluta sorridente. Poco dopo vedo arrivare un bianco su uno scooter. Immagino sia Umberto e così è. Ci salutiamo e riconosco in lui subito un accento toscano. E’ abbastanza alto e con le spalle alte, sulla cinquantina, occhi chiari che sembrano aver visto tanto nella vita, sorride in maniera vera e mi fa subito una bella impressione. Monto su con i miei bagagli e ci avviamo, lancio uno sguardo ad un ultimo pacco lasciato lì a terra senza nessuno che se lo sia preso. Chissà se arriverà mai al destinatario mi chiedo. Umberto mi racconta che è dell’isola d’Elba, ha fatto il ristoratore lì e da tanti anni ormai ha un ristorante in Thailandia, fino a pochi mesi fa a Phi Phi Island e adesso qui a Khanom. Arriviamo subito e mi porta a casa sua. È proprio davanti alla spiaggia, una stradina lungo la costa separa i venditori di cibo sulla parte interna a destra dai gazebo sulla spiaggia a sinistra dove la gente può sedersi a consumare le pietanze acquistate. Casa sua è appena dietro una di queste baracche dove preparano il cibo. La costruzione è sollevata dal suolo come altre case che ho visto in zona e si regge su pilastri di mezzo metro probabilmente per salvaguardarla dall’umidità e dalle forti piogge. Mi fa vedere una camera e mi dice che se mi va bene me la può affittare altrimenti mi aiuta a trovare un albergo in zona. La stanza è molto spartana (ma io non ho pretese) e il prezzo mi va bene. Il ristorante è sulla via a due passi dalla casa, me lo indica. Decido di sistemarmi un attimo in camera e di andare subito a fare un salto al mare. Poso le mie cose, mi metto il costume e vado in spiaggia che è a 100 metri dalla mia camera. Non c’è nessuno.iso 400, 24mm, f6,3, 1/1600 Solo vegetazione rigogliosa alle spalle, sabbia bianca sotto i piedi e mare azzurro davanti. E’ un posto come piace a me, senti soltanto il rumore dell’acqua e il vento. Passo un paio d’ore sotto il sole e vedo in tutto 7 persone.

Vado a farmi un bagno quando sento troppo caldo, entro nell’acqua un po’ cauto visto che non conosco questo mare. Umberto mi ha detto che non ha mai visto meduse qui e questo mi tranquillizza. L’acqua è calda contrariamente al mare trapanese a cui sono abituato ma ha la stessa limpidezza. Mi faccio una nuotata e rinfrancato dal bagno torno a sdraiarmi sotto il sole. Mi accorgo che sul palmo d700, iso 200, f4, 1/2000della mano ho ancora la scritta un po’ sbiadita Khanom di ieri e sorrido. Non faccio molto altro se non scattare un paio di foto e una passeggiata. Avvisto due figure rannicchiate sulla battigia e mi avvicino per vedere meglio: sono delle raccoglitrici (non so di cosa) che vestite di tutto punto stanno sul bagnasciuga rannicchiate sotto il cappello a larghe falde a rastrellare la sabbia in cerca di qualcosa. Sono interamente coperte di cotone a fantasia blu e nera e hanno persino guanti e una specie di passamontagna leggero. Il loro vestiti sono completamente inzuppati d’acqua. Si muovono ritmicamente sedute sulla battigia infilando il tondo rastrello sotto la sabbia umida e sollevandolo con un movimento circolare, aguzzano la vista, scartano le conchiglie vuote e ripetono il movimento. Rimango incantato a guardarle e mi rammarico di non aver portato la macchina con me.

Quando il sole comincia ad essere troppo forte prendo tutto e vado al ristorante di Umberto. Percorro la strada lungo il litoraneo che mi porta al ristorante e scatto qualche foto ai tavoli dei gazebo sulla sabbia, d700, iso 200, 24mm, f7,1, 1/250alcuni sono particolari e hanno tavoli bassi per una seduta orientale.  Quello di Umberto è il classico ristorante sulla spiaggia con tavoli di legno e di bambù, tetto in canne e lampadari in paglia, ha anche come gli altri dei tavoli dirimpetto al di là della strada proprio sulla spiaggia e il mare è godibile da qualsiasi punto del locale. Qui l’atmosfera è di vacanza ma non da turismo di massa, infatti questa è una delle poche zone della Thailandia non ancora invasa dagli europei.  Da quello che ho letto è frequentata principalmente da Tailandesi ed probabilmente crescerà turisticamente nei prossimi anni. Sono contento di aver cominciato con una zona fuori dai tradizionali giri turistici. E’ ora di pranzo e chiedo un riso in bianco perché non sono sicuro di essermi del tutto ripreso, tentenno un po’ e ordino anche una birra piccola… so di essere poco coerente ma dopo la spiaggia e il bagno una birra fredda è proprio quello che desidero. Ne chiedo una tailandese e Umberto mi suggerisce la Leo,d700, Iso 200, 68mm, f2,8, 1/50 ha un gusto leggero ma riconoscibile e la bevo con piacere. Dopo il pasto e due chiacchiere vado in camera a farmi una doccia tailandese, così l’ha definita il mio oste, cioè un fusto d’acqua a temperatura ambiente e un catino col quale prendere delle secchiate d’acqua e buttarsele in testa. Non è la doccia più appagante della mia vita ma sono lo stesso contento. Mi accorgo di essermi scottato sulle mani e sui piedi. E te pareva! Ormai mi scotto ad ogni primo sole, sebbene abbia usato la crema 30 che mi sono portato dall’Italia,  lì dove non ho spalmato per bene la protezione il sole mi ha lasciato il suo ricordino.

Mi stendo sul letto, leggo un po’ di informazioni sulla zona e sento il sonno tornare, visto che mi sono svegliato alle 4 è anche normale. Mi metto a dormire con l’intenzione di riposarmi un’oretta. Mi risveglio dopo tre ore. Dalle finestre vedo che il sole comincia a calare, il tempo di alzarmi e vestirmi e la luce è già scesa sensibilmente. Faccio una passeggiata e qualche scatto lì vicino. Un cucciolo di cane pare essersi affezionato e mi segue mentre cerco di fotografare le baracche sulla strada dove tailandesi sicuri nei movimenti tagliano e cucinano. Un bambino piccolo guarda iso 2200, 50mm, f2,8, 1/30affascinato le pietanze che vengono preparate e pare avere la mia stessa curiosità. Subito dopo vado al ristorante munito di portatile. Eccolo il Ciao Bella brillare come una stella sul finire del giorno. Entro, saluto e mi sistemo sul tavolo dove Umberto ha la sua postazione computer. Tiro fuori il mio portatile e mi metto a scrivere il diario del giorno precedente e tra un paragrafo e l’altro, una foto e una correzione cromatica, si fa buio.d700, iso 3200, 44mm, f2,8, 1/50

Durante la serata vengono al ristorante degli italiani che sembrano clienti affezionati, un tedesco che ha in zona un resort d700, iso 3200, 30mm, f2,8, !/80accompagnato da moglie e cognata tailandesi, altri clienti dai tratti asiatici che ridono fragorosamente, tutti sorridenti e contenti di stare qua. Umberto mi chiede se voglio mangiare con lui e lo staff a fine servizio, gli chiedo cosa mangeranno temendo che mi dica pasta o pizza, ma invece la risposta decisa è cibo tailandese. Perfetto, è quello che desideravo. Faccio la conoscenza di Namwhan, Kay e Bau, in ordine due ragazze e un ragazzo che lavorano al Ciao Bella. La cena è a base di pesce e molluschi locali, verdure, riso e noodles. I ragazzi si d700, iso 2200, 38mm, f,5,6, 1/8preparano con le mani un fagottino di una verdura a me sconosciuta con dentro del riso e del pesce che va mangiato in un solo boccone. E’ una specialità locale, vista la mia curiosità Umberto chiede a Kai di preparamene uno, la fotografo mentre lo sta realizzando con le sue mai per me e la cosa porta un po’ di ilarità, quando lo mangio in un sol boccone tutti ridono e mi fa piacere. Il sapore tra l’altro è molto buono, sento l’affumicato del pesce e tante altre spezie e sapori che non so identificare. Kay me ne prepara un secondo e io accetto di buon grado.

Dopo cena torno a lavorare sul diario, mi rendo conto che mi prende più tempo di quanto immaginassi ma è qualcosa a cui tengo e non mi scoraggio. Verso mezzanotte e mezza Umberto va a dormire e mi dice che posso rimanere ancora al ristorane a finire di scrivere, ormai mi manca poco e sono pronto a pubblicarlo. Mi spiega come spegnere le luci e mi saluta. Una volta completato il lavoro me ne vado facendo il giro più lungo perché voglio vedere se c’è qualcuno in giro, ma è tutto spento e buio pesto, devo usare la torcia dello smartphone per vedere dove metto i piedi.

Vado a letto anche se non ho sonno, le tre ore pomeridiane hanno ancora il loro effetto su di me. Mi metto a leggere un bel po’ e verso le due spengo la luce. Non riesco a prendere sono. Improvvisamente sento un fischio acuto di qualche animale, sembra nella stanza. Cosa sarà? Non è proprio un fischio, nemmeno un cinguettio, sembra uno squittire. Sarà un topo? Non mi stupirei visto che siamo nel mezzo della vegetazione. E che verso fa il topo? Non ne ho idea, forse da ragazzino ne ho sentito qualcuno dal vero ma è passato troppo tempo. Lo risento, continuo a non capire cosa sia, non mi sembra però un topo, sembra più un uccello. Mi alzo e prendo la torcia per guardare sotto il letto, non mi pare ci sia nulla. Forse l’animale è appena sotto la stanza tra i pilastri che sorreggono la casa o appena sotto la finestra che non si chiude del tutto, e magari per questo lo si sente così distintamente. Non ho idea, rimango con i sensi affinati per sentire qualche alto rumore ma niente. Ci metto un po’ per addormentarmi,  ad un certo punto penso all’indomani e decido di noleggiare uno scooter per andare in giro. Umberto mi può aiutare a trovarne uno. Mi concentro su questo pensiero e pian piano mi sento cullato dal rumore delle onde e dall’odore del mare che mi raggiungono attraverso la finestra e già mi vedo a gironzolare in moto per le strade con il vento che mi scivola sul volto. E mi addormento.

3 Comments on “Viaggio in Thailandia – Giorno 3

  1. Dove sei esattamente??? Mi è sfuggito o non l’hai scritto (di proposito)???

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