Viaggio in Thailandia – giorno 12

La sveglia suona alle 6.30. L’orario nel quale dovrebbero venirci a prendere è fissato alle 7.20, l’isola Surin non è dietro l’angolo. Ieri (dovrei dire oggi) sono andato a dormire alle due e mezza passate per pubblicare l’ultima puntata del blog, sono completamente in coma. Mi alzo inciampando su una borsa e spengo la sveglia, mi rimetto a letto e mi addormento di nuovo. Sto già riprendendo a sognare che sento la voce allarmata di Daniela: mi dice che sono le sette e venti, l’escursione! Dai, dai! veloce. Non so come, ma il secondo dopo sono sveglissimo e mi sono già lavato vestito e ho preso tutto alla rinfusa. Benedico la scelta di essermi fatto una compagna di viaggio e andiamo alla lobby ad aspettare (in realtà più che una vera lobby è una veranda con qualche tavolo dove si fa colazione). Non c’è traccia del pulmino, telefono al numero sul biglietto per capire se sono già passati e mi dicono di aspettare. Ok, tempistica tailandese. Ci possiamo rilassare. Facciamo colazione e dopo una mezz’oretta vengono a prenderci.

Ci portano al molo dove sono organizzatissimi, ci danno un braccialetto elastico arancione, pinne, sacca e persino una borsa impermeabile, si segnano tutto quello di cui ci forniscono (questi si fidano meno) e ci offrono anche qualcosa da bere, succo, tè, caffè e persino frutta.  Una delle ragazze ha la solita fanghiglia sul viso ed un’altra mi guarda in modo www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2671quasi melanconico. Prendo una bananina di quelle che ho visto alle isole Canarie ed è dolcissima per come me le ricordavo.

La nostra guida si chiama Big (sì, come ‘grande’ in inglese, lo fa notare lui stesso) ed è una ragazzo che  si fa ben capire e che soprattutto non lascia nulla al caso e ci dà tutte, ma davvero tutte, le informazioni di cui abbiamo bisogno prima ancora che possiamo chiedere. Saliamo su un catamarano a motore e viaggiamo per un’ora e 45 minuti. La maggior www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2836parte dei viaggiatori sono occidentali, pertanto punto il mio obiettivo sui membri dell’equipaggio e su una francese di www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2733colore il cui viso mi colpisce subito. Non c’è niente da fare, voglio esotismo. Durante il viaggio un’attrazione è rappresentata da un membro dell’equipaggio che sta seduto a prua dall’altra parte del parabrezza e, ogni qual volta gli schizzi salmastri rendono la visibilità problematica per il capitano, lui si adopera con energia a tergere il vetro. Pare www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2783uno di quei poveracci che popolano gli incroci delle nostre città meridionali armati di spugna e bottiglietta d’acqua e che puliscono, o lo vogliamo o no, i parabrezza delle nostre macchine. La differenza è che lui sta sulla prua di un catamarano che salta sulle onde e non ha nessuna bardatura che lo possa assicurare, non ha neppure un salvagente nel caso dovesse cadere a mare. Lo guardo fare dei bei salti mentre terge indefesso il vetro e mi immagino di vedermelo da un momento all’altro schizzare sopra la tettoia e spuntare in acqua dietro la poppa tra la spuma della scia del motore. I viaggiatori colpiti da tanto ardire fotografano l’equilibrista mentre terge tra uno sballonzolamento e l’latro.

Finalmente arriviamo dopo questa lunga traversata e facciamo una sosta per fare snorkeling. Il posto è davvero www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3067stupendo, acque cristalline con un fondale pieno di pesci dai mille colori tutto da esplorare, e la cosa fantastica è che siamo soli. C’è soltanto più in là un’altra barca e il piacere di godere di questo luogo è tutto nostro. Mi tuffo con la mia GoPro e faccio un bel po’ di riprese sott’acqua, la sosta inoltre è di 40 minuti e quindi possiamo prenderci il nostro tempo. Dopo la nuotata tra i pesci andiamo a pranzare in una baia ma per arrivarci ci viene a prendere una long tail boat, per cui lasciamo il catamarano ancorato a largo. Anche lì la piacevole sorpresa è che ci sono poche persone e la www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2938tranquillità regna ovunque. Mangiamo un buon pasto tailandese e dopo faccio una capatina lungo un sentiero che mi porta in una meravigliosa spiaggia anche questa poco popolata. C’è una lunga fila di tende tutte uguali proprio sulla spiaggia che sono messe a disposizione dal parco nazionale per i visitatori che decidono di passarci la notte. E’ un www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2873posto incantevole. Se tornerò in Thailandia è qui che voglio passare un bel po’ di giorni, una tenda con vista mare e una barca da noleggiare per girare tutta l’isola, nient’altro. Dimenticatevi Phi Phi e Pucket e mille altre spiagge strapiene di turisti, questo è il posto dove volete andare se cercate il tipico paradiso fatto di mare azzurro e sabbia bianca. Una coppia di giapponesi o cinesi (chissà quando riuscirò a distinguerli) posano facendosi fotografare da un www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2879passante a cui hanno chiesto di fare uno scatto con il loro cellulare. Vedendomi così ben attrezzato mi porgono l’iphone e mi chiedeno di scattargliene una io. Eseguo cercando di fare del mio meglio; vedendo che sono così propensi a posare (ho notato che gli asiatici hanno sempre una posa diversa per ogni foto, e già da piccoli i genitori li spingono ad assumerne posizioni tipiche quando li ritraggono) gli dico che adesso li fotograferò con la mia di www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2914macchina e chiedo a loro di giocare a schizzarsi del’acqua. La cosa li diverte e io sono contento degli scatti. Mi allontano lasciando lo zaino con il resto dell’attrezzatura a Daniela per andare oltre una serie di scogli dove gira la spiaggia. Lì trovo un albero dal tronco enorme che butta le fronde sul mare, sopra il tronco vedo la capanna dei miei www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2900sogni da bambino. Anzi, da bimbo sognavo una casetta tra i rami, ma la mia fantasia si accontentava dell’albero nel giardino di casa, questo è su acque cristalline del mare tailandese e non avrei mai sognato tanto. Mi rammarico solo di non aver portato il grandangolare e torno per prendere il 16mm che ho lasciato nella borsa. Trovo Daniela che parla con una coppia e mi indica dicendo che io sono italiano. Faccio la conoscenza di Giuseppe e Stephanie. Lui è di origini italiane, per l’esattezza di genitori del Belpaese: il padre Siciliano e la madre di Salerno, è nato e cresciuto a Friburgowww.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2941 dove lavora per uno dei giornali più importanti della città come organizzatore di eventi. Parla benissimo l’italiano e, come secondo lavoro, noleggia tutto l’occorrente per realizzare fotografie con autoscatto per i matrimoni, insomma una diavoleria per rendere noi fotografi professionisti, che siamo già lavoratori in via d’estinzione, ancora più a rischio. Sono davvero una gran coppia insieme, la classica bella coppia di ragazzi della porta accanto, lui poi è di padre catanese e questo gli dà sicuramente dei punti in più.

Si è fatta ora di tornare al punto di ritrovo e ci portano a visitare una parte dell’isola che non vedo l’ora di vedere: il villaggio dei Moken. Si tratta di un gruppo di nomadi che sono chiamati gli zingari del mare. Hanno costruito le loro capanne sul quel lembo di spiaggia circa cento anni fa e sono di varie provenienze dei paesi asiatici intorno. Non hanno alcuna cittadinanza e conservano i loro usi e costumi. Proprio per il fatto di non essere riconosciuti dal governo come cittadini tailandesi a causa dello Tsunami non hanno ricevuto gli aiuti che gli altri hanno avuto e la loro economia basata sulla pesca e il baratto è andata in crisi a causa del danneggiamento della barriera corallina. Passano così tanto tempo in acqua a pescare anche con immersioni che da bambini riescono ad acquisire la capacità di vederci meglio sott’acqua rispetto a noi. Appena ci avviciniamo con la barca sono già impressionato dalla fila di capanne www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2952col tetto di paglia costruite quasi come palafitte sulla sabbia fino alla battigia, scendiamo e sento che qui l’atmosfera è completamente diversa. I Moken non hanno lo stesso atteggiamento sorridente e aperto che caratterizza i tailandesi. Non sono nemmeno scontrosi o aggressivi, semplicemente ci ignorano. La guida ci porta a vedere la scuola del villaggio. E’ l’ora del riposo per alcuni e del doposcuola per altri. Noto subito che i bambini non ci guardano nemmeno, e quando vedono i nostri obiettivi puntati su di loro sistematicamente girano il viso dall’altra parte. Gli altri turisti scattano come se avessero difronte animali in uno zoo, e la testardaggine con cui questi bambini ci evitano mi ricorda alcuni scimpanzé in un parco di Tenerife che mi davano costantemente le spalle. Rimango spiazzato dal loro atteggiamento anche perché in Tailandia è persino troppo facile avere il consenso delle persone a farsi ritrarre. Dopo un paio di minuti nel quale i miei compagni di escursione scattano schiene e nuche( e io non ho molto più successo), mi metto a sbracciarmi per cercare di attirare l’attenzione di una ragazzina un po’ pienotta curva sul quaderno, finalmente si gira a guardarmi e la saluto in thai, lei sorride e immediatamente dopo si ripiega sul quaderno quasi pentita. La risaluto e le dico il mio nome, punto col dito su di me dicendo ‘Antonio’ e poi lo punto su di lei per sapere il suo. Sorride timidamente un’altra volta e si rimette a scrivere. La richiamo e le ripeto il mio nome, le dico ‘Italiy, Italia!, spero che il mio Paese che ricorda pizza e mozzarella mi faccia guadagnare un po’ di simpatia e così è. Una compagnetta dietro dice il nome della ragazzina a cui sto parlando, le chiedo il suo e me lo dice, ripeto i due nomi e ridono della mia pronuncia sicuramente approssimata. Scandisco nuovamente il mio di nome e loro lo pronunciano divertite. E’ fatta! E riesco a fare delle foto che abbiano un senso. Mi sposto dall’altra parte e sbircio dalla finestra di www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2989un’ulteriore aula dove la scena è ancora più interessante. C’è un ragazzino alla lavagna che scrive e tutti ricopiano, ha www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3005l’autorità del capoclasse e di tanto in tanto li richiama duramente per riaffermarla. Anche qui la situazione si presenta uguale a quella di prima e nessuno mi guarda. I miei compagni di viaggio hanno desistito da un pezzo e si sono allontanati, io utilizzo la tecnica di un momento fa con la parola ‘Italia’ annessa e ottengo un risultato simile. Un ragazzino con un vistoso cerotto in fronte mi guarda dritto in camera con una profondità che mi arriva come un www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB2998fulmine. Sono soddisfatto. Mi allontano facendo qualche scatto in giro che raccontano la bellezza del villaggio www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3014e cerco di raggiungere gli altri che sono in fondo. Sul percorso scorgo in lontananza una donna che si sta lavando, chiedo il permesso di fotografarla. Sorrido più che posso e strappo un accenno di consenso. Vedo diverse anziane signore www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3024sedute sulle assi delle verande, hanno delle facce dove non c’è più posto per nessuna ruga in più e vorrei ritrarle, chiedo ma una di loro mi fa capire che vuole 10 bath per una foto. Non mi piace l’idea di pagare per avere i loro visi. Sono dei pescatori e i miei pochi spiccioli lì che non hanno niente a che vedere con la pesca mi sembrano una forzatura alla loro cultura. Dico di no in maniera gentile e rinuncio alla mia fotografia. Ritrarrò solo chi vuole, così in maniera spontanea, mi dico. La guida ci porta dal giocattolaio più bravo del villaggio (così sostiene) e mentre lui parla mi chiedo quanti giocattolai ci possano essere in un villaggio di duecento anime com’è questo. E’ effettivamente molto dotato e le sue barchette e i suoi pesciolini scolpiti in legno sono ben realizzati. Un francese che ha tutte le sembianze di un attore di fiction (magari lo è) compra una miniatura di barca e gli dà 200 bath, il doppio del prezzo convenuto. Il giocattolaio prova a dargli in dietro i 100 bath in più ma il francese insiste. L’artigiano tenta ancora di restituire la differenza ma non c’è verso, il bianco ha deciso di fare la sua buon’azione e non desiste. L’uomo prende le due banconote e tra l’imbarazzato e il divertito dà i soldi ad una donna anziana dagli occhi nero lucido di scarpe che subito arcigna si avvicina. Lui commenta ridendo la scena ma lei prende i soldi con un’espressione severissima che dichiara tutto il suo disprezzo per i turisti.  Vediamo anche dei pali dipinti e scolpiti con fattezze antropomorfe che www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3040rappresentano delle divinità. La guida ci spiega che i moke hanno una religiosità del tutto particolare per cui ognuno sceglie lo spirito che gli farà da guida. Questo è il motivo per cui ci sono più divinità lì rappresentate. Poco più avanti delle donne sedute per terra vendono dei manufatti in legno per 100 bath ciascuno, si assomigliano molto le une con l’altra dal momento che nel villaggio sono tutti imparentati tra di loro. Dicono il prezzo e vendono senza mai degnarewww.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3044 alcuno di un sorriso, quasi fossero infastidite dalla nostra presenza, eppure infilano subito tra le pieghe delle vesti le banconote che ricevono. Un bambino porta qualche moneta di resto alla madre impegnata a vendere, il bimbo tiene in mano un pacchetto di patatine confezionate che evidentemente ha appena acquistato. Sebbene abbia collane e monili www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3051tipici Moken al collo la modernità è arrivata anche per lui, e sono sicuro che ormai che ha assaggiato la fragranza eterna e il sapore esplosivo del cibo industriale non avrà più scampo.

Finita la visita ce ne torniamo sulla barca per raggiungere il catamarano e riprendere il nostro giro dell’isola ma io ho una sensazione strana addosso. Sento un disagio pungente, qualcosa di difficilmente definibile, quasi un senso di colpa. Mi pare di essere entrato in un mondo per me troppo estraneo, così lontano da essere, per quanto mi sforzi, davvero incomprensibile. Mi sento come di aver usato una violenza a qualcuno che si è dichiarato consenziente, ma che io so che in realtà non lo è stato fino in fondo. E’ come se avessi rubato. Sono arrivato, ho afferrato quello che volevo e me ne sono subito andato via. Non è così che si fa. Diverso sarebbe stato se avessi passato del tempo con loro, se avessi mangiato il loro stesso cibo e condiviso le mie cose con loro, forse così mi sarei sentito più a posto con la mia coscienza.

L’arrivo al catamarano mi distrae da questi pensieri senza soluzione. Mi accorgo che il capitano è lì seduto che si www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3073annoia e click, rubo anche a lui un pezzo di sé. Lui però pare ben contento di prestarsi. I miei compagni si tuffano e io li seguo per riprendere i pesci che, almeno loro, un’anima non dovrebbero averla (o sì?).GoPro Hero 3Plus

Il tour si conclude e puntiamo verso Khao Lak, il viaggio è lungo e il mare non è calmissimo. Vedo una asiatica molto carina e sto per fotografarla quando capisco dalla sua espressione nauseata che non sta per niente bene, è il mal di mare. Chiedo al fidanzato come sta ma lui non parla l’inglese. Mi rivolgo a lei e le chiedo se mi capisce e dice di sì, mi guarda un po’ scocciata perché non intende per quale motivo io voglia rivolgerle la parola proprio in questo momento visto che sta malissimo. Le chiedo se sta soffrendo di mal di mare e mi risponde positivamente. Mi guarda dritto negli occhi con un filo di speranza e noto che ha delle lentine colorate. Penso che nessuno dovrebbe portare delle lenti posticce, sono come la più meschina delle maschere che vanno a coprirti proprio nei punti più veri che abbiamo, che vanno a bloccare quei meravigliosi ponti verso l’altro che sono gli occhi. Le dico che deve guardare l’orizzonte, se non vuole stare mare deve fissare un punto fermo, e l’orizzonte è quello che deve puntare. Non pare convinta ma la nausea sta già prendendo il sopravvento e ormai non ha nulla da perdere. Fa così e dopo 5 minuti vedo che sta molto meglio. Il fidanzato mi fa segno che la cosa funziona e io sono contento. Dopo un po’ la vedo dormire tranquillamente. Arriviamo a destinazione e lei e il suo ragazzo prendono le loro cose e sene vanno. Non mi ha mai ringraziato, penso. Le lentine, mi dico, tutta colpa delle lentine colorate.

Al molo consegniamo pinne e tutto il resto e saliamo sul pulmino che ci porterà in albergo. Siamo gli ultimi a salire e io e Daniela ci mettiamo nei due posti a lato del conducente. Partiamo. Dopo un po’ ci fermiamo ad un angolo e accostiamo un’altra vettura. Il conducente mi porge un bel po’ di banconote e abbassa il finestrino lato passeggero; evidentemente vuole che passi il malloppo al signore che sta nel pulmino che abbiamo accostato. Io prendo i soldi e faccio la mossa di metterli in tasca e dico ‘thank you’ e rido per far capire che è uno scherzo. Il conducente non dice nulla ma mi guarda con una serietà che mi pare dire chiaramente: ‘hai finito di fare il cretino?’. Consegno i soldi pensando che l’umorismo occidentale non sempre viene capito. Durante il tragitto però l’autista dimostra di essere, oltre che una persona senza senso di umorismo (o per lo meno del mio tipo di umorismo), anche un conducente davvero imbranato. Guida il pulmino come se lo avesse comprato stamattina e lascia metri di spazio tra sé e la carrozzeria degli altri mezzi con un terrore esagerato di rigare. Ad un certo punto rimaniamo fermi in una strettoia perché, sebbene abbia mezzo metro per lato, non vuole passare e fa ripetutamente segni al conducente del senso opposto di fare manovra. L’altro non si muove perché aspetta che lui si infili visto che ha spazio, e io non so dargli torto. Lui però non si scompone, non urla o altro, tiene il volante con una faccia impassibile come se non ci fossero pensieri dietro la fronte. Guardo la scena un po’ stupito e, vedendo che la situazione non si sblocca scorgo una bella www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3080luce sulla sua faccia mora e non ho niente di meglio che immortalarlo mentre confonde i centimetri con i decimetri.

Il pulmino ci lascia davanti alla via dell’albergo (non so perché non ci accompagna fino all’ingresso come ha fatto l’altro stamattina… forse la via sembra all’autista troppo stretta per i suoi parametri). Passiamo dalla lavanderia dove ieri abbiamo lasciato io e Daniela la nostra roba a lavare. Ci aveva colpito il fatto che la signora non ci avesse chiesto né nome né nulla, e ci eravamo chiesti come avrebbe riconosciuto la nostra biancheria tra quella degli altri. Arriviamo e chiediamo dei nostri vestiti, ci porge un sacchetto ma non è il nostro, ce ne porge un altro ma contiene vestiti che non conosciamo. La signora va in confusione e non riesce a trovare la nostra biancheria. Mentre cerca io bisbiglio in spagnolo ripetutamente: ‘te l’avevo detto di segnarti il nome’ e la faccia disperata della signora ci fa morire dal ridere www.antoniopistillo.it_14FebViaggioinThailandiaNef2_BBB3081anche se cerchiamo di contenerci. Dopo un po’ per fortuna trova il nostro sacchetto e ridendo ce ne torniamo in albergo. Io, ma lo sapete già, mi metto come ogni tardo pomeriggio a lavorare al computer e così continuo tutta la sera. Daniela va a farsi una lunga passeggiata e torna dopo un po’ che ha già cenato. Io continuo fino alle 11.30 e mi ricordo di non aver mangiato nulla, non ho ancora finito e si annuncia un’altra nottata. Domattina la sveglia è presto perché vorremmo prendere il Bus per Suratthani delle 7, ma decido di posticiparlo alle 9. Chiedo alla mia assistente (ormai scherzando la definisco così) se mi fa compagnia a trovare qualcosa da mettere sotto i denti; usciamo ma con grande disappunto scopro che ormai è tutto chiuso. Me ne torno a casa a digiuno e continuo a lavorare fino alle 2.30 del mattino per colpa, anche, della lentissima connessione. Confesso di aver pubblicato il post senza aver bene riletto la seconda parte perché mi stavo addormentato davanti allo schermo. Ok, prenderemo il bus delle 11 a questo punto. Che vitaccia quella del blogger!

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