Un assaggino (anche tecnico)

Un assaggino (anche tecnico)

Eccovi un un assaggino (anche tecnico) degli scatti di food durante il servizio fotografico presso CapoFaro Malvasia & Resort sull’isola di Salina.

Come preannunciato qualche giorno fa su Facebook in un post sulla mia pagina fan qui la difficoltà tecnica più grossa è stata quella di equilibrare il grande range dinamico tra la luce sul soggetto in primo piano (i piatti e la bottiglia di vino che il cliente voleva fotografati all’interno del ristorante del resort) e la luminosità dello sfondo che ho voluto scegliere per questo scatto (il resort è una delle strutture di Tasca D’Almerita, una importante casa vinicola siciliana, esso si estende all’interno di una delle loro tenute vinicole e mi sembrava importante inserire il cibo in un contesto che ben rappresentasse il luogo e l’azienda che sta dietro). Il problema era dunque (per dirla in maniera semplice) che la vigna in profondità era sotto il pieno sole di mezzogiorno mentre il piatto si trovava all’ombra degli interni del locale. Basta illuminare per bene il tavolo, uno pensa subito. Beh, non è proprio così semplice come si può immaginare. Vediamo perché.

Una soluzione (forse la più immediata da un punto di vista logico) poteva essere quella di spostare il tavolo fuori ed avere delle luci molto simili sul primo piano (il tavolo con il cibo) e lo sfondo (la vigna). Così facendo però anche la luce sul soggetto principale (il cibo, cioè quello che mi interessava di più) sarebbe stata fornita dal sole. Come si può facilmente immaginare la gestione di questo tipo di luce è più difficile visto che lo si può attutire solo tramite fogli semi-trasparenti e non tramite un comodo potenziometro come nel caso dei flash. Inoltre una tale operazione avrebbe creato un certo scompiglio logistico in una struttura aperta al pubblico che, al di là del servizio fotografico, ha altre priorità come quella di curare costantemente i clienti che non gradiscono certo essere trascurati solo perché c’è uno shooting in corso.

Il lavoro del fotografo di alberghi è un lavoro particolare che spesso si svolge nel pieno dell’attività lavorativa della struttura ospitante, e personalmente sono dell’idea che la mia presenza come fotografo deve essere compatibile e nel rispetto del lavoro di chi mi sta intorno. Certo, sarebbe più comodo avere un albergo che chiude i battenti solo per il servizio fotografico, ma questo capita di rado perché i costi di un’operazione del genere sono molto alti (è più probabile che capiti di fare il servizio appena prima dell’apertura della struttura, in quel caso il lavoro è certamente più comodo).

Scartata quindi l’ipotesi di spostare il tutto fuori, la soluzione da me scelta è stata quella a me più congeniale, e cioè di usare le luci flash sul cibo in modo da compensare la grossa differenza di luce (almeno 7 stop di escursione dinamica). Dico più congeniale perché i flash permettono un controllo della luce assoluto, restituendo esattamente il tipo di effetto che il fotografo desidera, donando di conseguenza all’immagine una forza comunicativa di sicuro impatto. Il problema però non era solo la differenza luce tra i due piani fotografici, ma anche il fatto che per non avere lo sfondo bruciato (visto il tanto sole della giornata fuori) era fondamentale ridurre fortemente la quantità di luce che rimbalzando sulla vigna sarebbe entrata in camera. Per fare ciò chiunque sa che il modo di operare per ridurre la luce è attraverso i tempi di otturazione e il diaframma o anche grazie ad un filtro nd (che avevo in borsa, per esattezza un Hoya nd400). La cosa però fastidiosa di un filtro nd così alto è che rende la visione dal mirino abbastanza difficile e di conseguenza anche la messa a fuoco può risultare difficoltosa (e nello still-life la precisione di fuoco è fondamentale); dunque ho scartato questa altra opzione. A questo punto è rimasta la possibilità di chiudere il diaframma il più possibile e/o alzare i tempi di scatto. La mia intenzione però era anche quella di lasciare un certo grado di sfocatura che un diaframma più stretto avrebbe annullato. Questa esigenza di un diaframma abbastanza aperto si presentava soprattutto nel caso degli scatti più ampi (potete vedere un esempio nella foto di copertina di questo post), dove il grandangolare dà una maggiore profondità di campo anche a diaframmi medi, per cui l’ultima opzione rimasta è stata quella di alzare i tempi dell’otturatore.

Purtroppo quando si lavora con i flash c’è un tempo sincro limite oltre il quale non si può andare, si arriva normalmente all’incirca a 1/250, 1/300 e questi tempi non erano abbastanza veloci per attutire la luce sulla vigna. Il problema però nel mio caso non si poneva perché ero ben conscio di avere la giusta attrezzatura con me che mi permetteva di scattare con un sincro molto più alto. Ho usato infatti dei flash nikon che permettono di scattare in high-speed flash sync (per l’esattezza un sb910 come keylight e un sb900 e un sb800 come seconde luci). Così facendo ho potuto scattare ad 1/800 in modo da avere la vigna con la giusta esposizione. L’unico problema di scattare con un sincro così alto è quello che la potenza dei flash decresce fortemente, per cui il mio timore era quello di non avere abbastanza luce artificiale da poter illuminare il soggetto principale a sufficienza, e quindi di non riuscire ad equilibrare la differenza con lo sfondo (il problema di partenza sembrava tornare dalla finestra); ma avvicinando abbastanza i flash e grazie anche all”utilizzo di un pannello riflettente sono riuscito a illuminare a sufficienza il primo piano.

In realtà per lo scatto che qui vi presento, con la sua ripresa tanto ravvicinata (dove l’aria da illuminare artificialmente era molto limitata), sarei riuscito a colmare la differenza anche con delle normalissime torce da studio con un tempo di otturazione inferiore al sincro massimo. Al cliente però interessavano soprattuto gli scatti più ampi (dove si vedesse anche la bottiglia della proprietà), e dei normali flash da studio non sarebbero di sicuro stati la soluzione ideale perché le foto avrebbero richiesto tempi di scatto superiori. 

E dopo questa lunga e specialistica disquisizione tecnica, che spero per gli addetti ai lavori sia stata abbastanza chiara, vi auguro buona visione e buon appetito!

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3 Comments on “Un assaggino (anche tecnico)

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