Potatura

Potatura

Alcuni giorni fa Firriato mi ha chiesto di recarmi presso i loro vigneti sull’Etna per fotografare la potatura. L’idea mi è subito piaciuta perché mio padre, di famiglia contadina, mi ha raccontato più volte dell’importanza di saper tagliare nel giusto modo la pianta. La potatura è una parte fondamentale del ciclo agricolo e chi sa eseguire il taglio in modo corretto viene considerato con gran rispetto tra i contadini. Molte volte l’ho sentito vantarsi di aver imparato l’arte della potatura sin da ragazzino, e per la sua abilità veniva anche chiamato ad eseguire il taglio in terreni che non erano quelli della sua famiglia.

Così armato delle mie macchine fotografiche e della curiosità di vedere i contadini eseguire quell’antica arte di cui tanto avevo sentito parlare, mi sono diretto insieme a Tanino Santangelo, l’agronomo, verso l’Etna con la speranza di riuscire a ben raccontare con le mie fotografie quello che avrei visto.

Già solo il viaggio in auto in compagnia dell’agronomo è valsa l’alzataccia all’alba. Tanino è sempre presente in vigna mentre i contadini lavorano, così facendo è uno di quegli operatori che affianca la pratica sul campo alla formazione più accademica collaborando da tempo con l’istituto agrario dell’università di Palermo. Passare del tempo con lui significa avere svelati un’infinità di curiosità nel campo della biologia e dell’agronomia. Egli stesso ha una piccola azienda con la quale produce uva da vino e olio d’oliva, e quando ti parla capisci subito che la sua non è semplice conoscenza nozionistica, il suo è l’amore di chi tocca la terra con le mani, di chi si sporca felice di sporcarsi. Ho bombardato Tanino di domande alle quali ha pazientemente risposto in modo semplice ma soprattutto con la passione di chi ama profondamente il lavoro che fa e la ricerca accademica che svolge. L’amore che ha per la campagna è tale che alla fine del viaggio mi ero quasi convinto a vendere tutta la mia attrezzatura fotografica per comprarmi una decina di ettari di terreno e tornare all’origine per darmi alla vita di campagna e campare di sola agricoltura.

Arrivati sul posto ho avuto appena il tempo di mangiare qualche mandarino raccolto degli alberi vicini alle vigne (mangiare i frutti appena staccati dall’albero mi dà ogni volta una gioia quasi infantile) e di tirare subito fuori l’attrezzatura necessaria. I contadini erano già nel campo a lavorare e pronti ad essere fotografati durante il lavoro.

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Oggi, oltre alla potatura, ci si preoccupa anche di trapiantare qualche nuova pianta di vite, detta in termine tecnico, ‘barbatella’. Si tratta di una talea, un ramo di vite ramificata, questa farà da base per poi innestare il vitigno più appropriato. Queste barbatelle hanno la capacità di resistere naturalmente alla fillossera, un insetto, precisamente un litofago, di origine delle Americhe, che nella seconda metà dell’ottocento è stato accidentalmente introdotto in Europa e ha attaccato e distrutto le coltivazioni di vite europee. Queste barbatelle daranno, ai vitigni che verranno scelti da Firriato, delle radici resistenti a questo parassita. Tanino mi ha raccontato a lungo della storia della fillossera che era diventata una vera e propria piaga per l’agricoltura europea. Mi ha anche spiegato che noi siciliani siamo stati tra i più grandi botanici al mondo ed è anche grazie a studiosi siciliani che il problema è stato risolto con la tecnica del portinnesto. Palermo e il suo orto botanico erano al centro del mondo accademico della botanica, fino ad un secolo fa conservavano un vero tesoro di conoscenze unico al mondo, tesoro che oggi è quasi del tutto perduto per la miopia delle nostre ultime classi dirigenti.

Ecco il capo squadra Sebastiano che ci mostra una barbatella e Tanino poi che l’analizza da vicino. Guardate con quale cura la maneggia. Sembra quasi una vera e propria relazione amorosa.

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Il contadino smuove la terra per ammorbidirla, applica un foro, spunta le radici della barbatella, e con molta attenzione pone dentro al buco la talea che costituirà la base di una nuova piante d’uva che produrrà ottimo vino.antoniopistillo.com_15MarzoFirriatoGiorno2_DSC1261Il racconto e le immagini di Antonio Pistillo della potatura nei vigneti sulla'Etna di Firriato.antoniopistillo.com_15MarzoFirriatoGiorno2_DSC1203

antoniopistillo.com_15MarzoFirriatoGiorno2_DSC1284antoniopistillo.com_15MarzoFirriatoGiorno2_DSC1279antoniopistillo.com_15MarzoFirriatoGiorno2_DSC1249

I terreni che Firriato ha sull’Etna sono caratterizzati da piante che hanno parecchi anni (e dalle forme stupende che fanno di loro delle vere e proprie sculture della natura) e piante più giovani. La particolarità è costituita dai muretti in pietra lavica che delimitano i terreni e sui quali diverse piante di vite sono riuscite naturalmente ad attecchire. Tra le pietre spuntano i rami nodosi che si allungano verso il cielo. La potatura viene eseguita anche su queste piante.

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Anche qui si vuole assecondare la natura provando ad inserire qualche nuova pianta negli interstizi tra una pietra e l’altra del muretto, e si procede al trapianto come prima.

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Gli operai poi si spostano su un altro terreno, qui però Tanino vuole dare delle precise istruzioni sul modo di tagliare le piante. La potatura infatti, a seconda di come viene eseguita, farà crescere le piante in un determinato modo e su quel terreno l’agronomo vuole un taglio diverso dagli altri vigneti. La discussione tra Tanino e il capo squadra si prolunga molto, si tratta di due sapienze, quella antica e tramandta di padre in figlio del contadino e quella scientifica ma anche pratica dell’agronomo che cerca di applicare sul campo le certezze biologiche imparate sui libri.

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I due si confrontano utilizzando a volte termini dialettali che nelle loro parlate sono molto differenti, il trapanese Tanino e il Catanese Sebastiano hanno accenti e termini diversi, ma la cultura è sempre quella della Sicilia contadina e si capiscono alla perfezione. Disquisiscono sul modo più appropriato, in certi casi animandosi e alzando la voce, ma sempre con rispetto e comune amore per la terra. Mentre sono così presi dal loro confronto, dei cavalli dall’alto di una collinetta li guardano incuriositi dal loro vociare.

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Finalmente trovata l’intesa tra i due il contadino comincia ed eseguire ad arte la potatura anche su questo terreno secondo le istruzioni ricevute.

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Una volta tagliati i rami in eccesso, altri operai si preoccupano di sfilarli via dal filare.

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Qui il particolare di un tronco di vite che porta i segni delle diverse potature eseguite negli anni.

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Finito di scattare le mie foto, lascio questi meravigliosi campi con l’odore nelle narici della terra di fine inverno e il calore sulla pelle di un sole che annuncia l’imminente primavera. Negli occhi, i sapienti movimenti dei contadini con la forbice in mano e le unghia incrostate, e nelle orecchie, le tante informazioni di Tanino sulla ricchezza della nostra terra dalla quale veniamo e dalla quale non potremo mai prescindere. Una terra da amare e soprattutto da rispettare.

antoniopistillo.com_15MarzoFirriatoGiorno2_DSC1433 Il racconto e le immagini di Antonio Pistillo della potatura nei vigneti sulla'Etna di Firriato.

P.S.

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4 Comments on “Potatura

  1. complimenti!! davvero un servizio eccellente… sei Un PROFESSIONISTA DA 110 E LODE.

  2. Gli scatti e le parole sono eloquenti: l’uomo ed il fotografo si radicano in un animo nobile.
    Grazie per il tuo lavoro.

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