Fotografo di terza generazione mi sono dedicato alla fotografia sin da giovanissimo lavorando nello studio di famiglia. Ho cominciato presto a viaggiare e scattare per conto mio dedicandomi con passione anche allo studio della letteratura e delle lingue. Mi sono laureato tra l’Italia e l’Inghilterra e dopo alcuni anni vissuti tra l’Europa e il Sud America, passati a leggere, scrivere, disegnare e fotografare, ho cercato di elaborare un mio stile fotografico che potesse sintetizzare i miei tanti interessi artistico-culturali. Nel 2000 mi sono trasferito a Milano e mi…
Questo è il racconto fotografico del mio viaggio in Messico e Cuba con mia moglie, il post di oggi vi racconta il Giorno 5 durante il quale abbiamo attraversato il Chiapas per raggiungere la frontiera Corozal che divide il Massico dal Guatemala, abbiamo navigato il fiume Usumachinta raggiungendo l’antico insediamento Maya di Yaxchilan con le sue rovine immerse nella giungla.
Se sei un appassionato/a di viaggi e vuoi conoscere tutti i dettagli organizzativi e/o se ami la fotografia e vuoi avere informazioni tecniche vai al giorno 1 e 2 del viaggio, all’inizio del post c’è una premessa che fa per te.
Giorno 5 Corozal e Yaxchilan – Chiapas –
Anche oggi svegli prestissimo, alle 6.30 siamo già in macchina pronti per partire. Nonostante il sonno siamo tutti ben contenti di aver rinunciato ai comodi letti perché oggi faremo una lunga traversata di 330 km che ci permetterà di attraversare il Chiapas andando nel cuore più profondo e incontaminato del centro America, arriveremo infatti fino al confine con il Guatemala.
Partiamo con destinazione Corozal, un villaggio sulla frontiera con la nazione confinante, quasi tre ore di viaggio durante il quale la foresta mostra tutta la sua rigogliosa vegetazione e io posso rubare con la mia macchina fotografica momenti di vita dei messicani che vivono nei villaggi di questa parte del Paese.
Un’anziana signora, sulla spartana veranda della sua capanna di legno, guarda lontano sognante, e mi sembra riassumere, con il suo antico e semplice gesto, la spontaneità di questa incontaminata vita rurale tanto diversa dalle nostre urbane vite globalizzate.
Arrivati a Corozal scendiamo al fiume Usumacinta. Qui prenderemo delle motolance che ci porteranno a Yaxchilan, un antico insediamento i cui resti sono immersi nella giungla tropicale.
Marilena è un po’ preoccupata della navigazione, non è una provetta nuotatrice e indossa il giubbotto salvagente per stare più tranquilla.
La navigazione lungo il fiume Usumacinta ci galvanizza, ci fa sentire di essere veramente immersi nella natura, la giungla del Chiapas scorre un un lato e quella del Guatemala sull’altro. Anche Mimmo, uno dei nostri compagni di viaggio, scatta fotografie a più non posso.
Attraversiamo via acqua la giungla verso la nostra destinazione.
Arrivati sulla terraferma ci infiliamo nella foresta e la natura regna incontrastata. Scavalchiamo un formicaio gigante.
Su un albero le termiti hanno costruito un nido enorme.La natura ci stupisce con le sue forme e colori.
I plurisecolari resti in muratura sono ricoperti da una patina di muschio e vegetazione e su tutto ricade una manto verde silvano.
Entriamo in una di queste antiche strutture ed enormi ragni e inquietanti pipistrelli, che lì quietamente dimorano da tempo immemorabile, sono infastiditi dalla nostra aliena presenza. La sensazione è quella di essere davvero fuori posto e usciamo abbastanza rapidamente con la paura di provocare spiacevoli reazioni ai legittimi abitanti del posto.
Una volta fuori, la bellezza del posto e la luce rassicurante ci fanno scrollare di dosso l’inquietudine e ci restituiscono l’allegria.
Ad un certo punto cominciamo a sentire in lontananza delle basse urla che sembrano avvicinarsi e crescere di volume e intensità. La nostra guida Victor ci rassicura spiegandoci che si tratta di scimmie urlatrici che hanno sentito la nostra presenza. Le grida sembrano provenire da animali enormi, tanto sono gutturali e grosse. L’atmosfera diventa minacciosa, le voci ci circondano, sono tutte intorno sulle alte fronde, non riusciamo a vedere chi emette questi suoni, ma la loro presenza è tanto più vivida quanto invisibile.
Ecco un video che ne registra il suono.
Ci impegniamo a guardare le fronde per riuscire a individuare gli animali che stanno emettendo questi inquetanti suoni e finalmente riusciamo a distinguerli. Non si tratta di mostri giganteschi, né tantomeno di gorilla o grandi orangotanghi, ma di scimmiette alte al massimo mezzo metro. Una volta avvistata la fonte di quesi suoni, e viste le loro minute proporzioni, scoppiamo in fragorose risate.
Punto la CANON PowerShot G7 X Mark II su di loro e, grazie al potente zoom, riesco a bloccarle mentre saltano da un albero all’alltro (per maggiori dettagli tecnico-fotografici e la mia impressione sulla macchina fotografica vedi il post del giorno 1 e 2 del viaggio).
Delle farfalle si poggiano di tanto in tanto sui resti dell’antica città e una rana rumorosamente gracida.
Torniamo al fiume e all’approdo delle motolance, dove altre farfalle, e in grande numero, sembrano anche loro voler accogliere l’arrivo delle imbarcazioni.
Questa volta Marilena è più tranquilla e sceglie di non indossare il giubbotto. Ci godiamo la traversata e la brezza del fiume che ci danno un po’ di ristoro dalla calura e dall’alto tasso di umidità della giungla.
Scesi dalle imbarcazioni riprendiamo l’auto e ci mettiamo in viaggio per rientrare nella città di Palenque dove pernotteremo anche stasera. Durante il tragitto facciamo una brevissima sosta per acquistare qualche bottiglia d’acqua. Una capanna, che funge da casa con dei mobili semivuoti ed un frigorifero, è l’improvvisato negozietto dove risiede costantemente una famiglia fatta di soli bambini e ragazzini che fanno da venditori di bibite fresche. Una volta che ci hanno venduto le bottigliette d’acqua tornano tutti a guardare la tv in attesa di qualche altro sparuto passante.
Uno dei bambini è però incuriosito dal mio fotografare, abbandona la visione della tv e comincia a spiarmi e, tra l’imbarazzato e l’entusiasta, mi regala un paio di meravigliosi occhi sorridenti.
Ci rimettiamo in cammino e tanti bambini venditori si avvicinano ogni volta che rallentiamo.
I bambini sembrano essere ovunque e punteggiano il panorama del Chiapas con la loro presenza.
Sono ovunque e indaffaratissimi, colgo sul fatto anche un gruppo di piccoli ladri di tronchi d’albero.
Tanti bambini significa anche tante persone e molti panni da lavare e stendere.
Ci avviciniamo infine alla città e rientriamo a Palenque City.
Una ragazzina mi strega con il suo sguardo perso nel sogno di un futuro lontano.
La giornata è stata lunga e piena di emozioni, e anche domani ci aspetta un lungo viaggio di più di 300 km e soprattutto dei siti archeologici quasi del tutto sconosciuti immersi nella giungla.
P.S.
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Questo è il racconto fotografico del mio viaggio in Messico e Cuba con mia moglie, il post di oggi vi racconta il Giorno 4 durante il quale abbiamo visitato il sito archeologico di Palenque nello stato messicano del Chiapas.
Se sei un appassionato/a di viaggi e vuoi conoscere tutti i dettagli organizzativi e/o se ami la fotografia e vuoi avere informazioni tecniche vai al giorno 1 e 2 del viaggio, all’inizio del post c’è una premessa che fa per te.
Giorno 4 Palenque – Chiapas –
Ci svegliamo molto presto, ci attende un viaggio di ben 362km oggi e, soprattutto, siamo molto eccitati all’idea che finalmente entreremo nel Chiapas, luogo dove la natura esprime tutta la sua forza primordiale con la giungla tropicale.
Saliamo sulla monovolume a 9 posti con cui stiamo attraversando il Messico sud-occidentale e ci dirigiamo verso Palenque. Tiro fuori la mia CANON PowerShot G7 X Mark II (per maggiori dettagli tecnico-fotografici e la mia impressione sulla macchina fotografica vedi il post del giorno 1 e 2 del viaggio) e blocco alcuni istanti del lungo tragitto che mi mostra soprattutto il volto più vero del Messico costituito dal popolo delle campagne e dei villaggi che attraversiamo.
Durante il viaggio facciamo sosta presso un negozietto che funge da area di servizio. All’angolo dell’ingresso noto un curioso altarino con candela. Chiedo alla nostra guida di cosa si tratta, e Victor ci spiega che è l’effigie di un famoso bandito messicano rimasto nei cuori della gente comune. Sotto la statua c’è una candela che rimane sempre accesa e un barattolo per le offerte.
Mi colpiscono molto i volti delle due donne al bancone, soprattutto quello della signora più grande.
Marilena, su consiglio di Victor, compra una gomma da masticare del tutto naturale. La prima chewing-gum è infatti stata realizzata dai Maya, e questa che assaggiamo è la discendente di quell’antenata di tanti secoli fa, e come quella è prodotta per il 100% da elementi vegetali che la rendono totalmente biodegradabile. Mari ne offre una anche a me, sono curioso e l’assaggio anche se non amo le gomme: è totalmente insapore, dà solo l’esperienza della masticazione. Dopo pochi secondi la sputiamo un po’ delusi, ma almeno abbiamo il piacere di sapere che non stiamo contribuendo all’inquinamento.
Ci rimettiamo in viaggio e continuo a puntare il mio obiettivo sui messicani e i loro momenti di vita quotidiani.
Arriviamo finalmente al sito archeologico di Palenque.
Ci troviamo ai bordi della giungla ed è una goduria per gli occhi vedere queste antiche costruzioni immerse nel verde rigoglioso della foresta tropicale.
C’è un curioso viavai di venditori che trasportano grandi sacchi di mercanzia usando la forza del collo.
Victor ci spiega con dovizia di dettagli e con il suo ottimo italiano ogni curiosità sull’architettura e cultura Maya.
Il luogo è davvero incantevole.
Il caldo è asfissiante, l’umidità non lascia respirare, Marilena non se la sente di salire con me sul più alto degli edifici e si accontenta di salire sulla struttura mediana. Io non voglio rinunciare a salire sulla vetta più alta e mi arrampico su gradoni vecchi di circa 1500 anni.La gradinata è fortemente irregolare e l’umidità rende l’ossigenazione molto difficile. Arrivo in cima con un fiatone pesantissimo ma, come ogni cosa conquistata con grande sforzo, la soddisfazione è grande, e l’angolo visuale che la somma mi regala sulle antiche costruzioni è stupenda.
In cima trovo un affresco in ottimo stato.
Prima di scendere non resisto alla voglia di immortalarmi con questa splendida vista e cedo al potere del selfie.
Anche dal basso il sito è affascinante.
Poggiata su uno degli antichi edifici vi è una misteriosa figura di bianco vestita, si tratta sicuramente di una turista, ma si adatta perfettamente alla magia del luogo.
Torniamo in albergo sfiniti ma con gli occhi pieni di bellezza, ci godiamo la piscina dell’albergo circondati dal colore e dai suoni della foresta riposandoci per il giorno dopo. Domani percorreremo la giungla per molti chilometri e con una motolancia navigheremo il fiume Usumacinta fino alla frontiera con il Guatemala.
Non vediamo l’ora che sia domani.
Questo è il racconto fotografico del mio viaggio in Messico e Cuba con mia moglie, il post di oggi vi racconta il Giorno 3 durante il quale abbiamo visitato il sito archeologico Uxmal e lo stato messicano di Campeche e la sua capitale, Campeche City.
Se sei un appassionato/a di viaggi e vuoi conoscere tutti i dettagli organizzativi e/o se ami la fotografia e vuoi avere informazioni tecniche vai al giorno 1 e 2 del viaggio, all’inizio del post c’è una premessa che fa per te.
Viaggio in Messico e Cuba – Giorno 3 Uxmal e Campeche
Ci svegliamo presto e, con la nostra guida e gli altri 4 compagni di viaggio, partiamo per Uxmal e le rovine dell’antica città Maya.
Durante il viaggio ci fermiamo per una pausa. Vado in bagno e, oltre a venir colpito dal pessimo stato di igiene e dal puzzo insopportabile, vengo incuriosito dagli strani lavandini in marmo che, invece di essere concavi (come tutti immaginiamo un tipico lavabo), sono piatti e a livello dei rubinetti, sembra quasi una sorta di scherzo. Ci metto un po’ a capire che l’acqua scorre via per la leggera pendenza verso una fessura.
Uxmal è un sito archeologico tenuto in ottimo stato, la città mostra un’architettura che sorprende per la precisione e perfezione con la quale le pietre sono state livellate per le costruzioni.
Victor, la nostra guida, ci racconta con dovizia di dettagli l’architettura Maya e la loro cultura, è molto appassionato durante le sue spiegazioni e ascoltarlo è davvero molto interessante.
Un iguana ci osserva fermo tra le rovine della città.
Il caldo è insopportabile, l’umidità rende difficile la respirazione, e anche se Marilena non è in piena forma a causa della temperatura, riesco a convincerla a posare per uno scatto.
Salgo su una gradinata infinita che mi toglie il poco fiato che l’umidità mi consente di avere, ma da sopra godo di una meravigliosa vista sul sito archeologico e sulla natura lussureggiante che lo circonda. Una turista ne approfitta per un selfie.
Gli iguana sono gli imperturbabili guardiani millenari del luogo.
Finita la visita ci mettiamo in macchina per raggiungere la città di Campeche. Il tempo atmosferico ci ricorda che siamo ad agosto e si scatena un pesantissima pioggia durante il tragitto.
La pioggia non dura molto e smette mentre stiamo entrando in città.
Il cielo però non promette nulla di buono.
Scendiamo dall’auto per una velocissima passeggiata nel centro prima che riprenda a piovere. Vogliamo vedere almeno la Città Antica che ha muraglie fortificate e torri che furono erette per difenderla dai pirati. L’architettura è coloniale e molte case patrizie sono ben conservate. Purtroppo non appena scendiamo dalla macchina la pioggia ricomincia e riusciamo solo a correre verso l’auto di Victor che, nel frattempo, ha fatto il giro per venirci a prendere dall’altra parte delle mura. Arriviamo completamente inzuppati.
Riesco a fare solo qualche scatto dalla macchina mentre fuori piove copiosamente.
Piove tutto il giorno. In serata andiamo mangiare in un ristorantino tipico insieme ai nostri compagni di viaggio, il cibo non è il massimo ma la compagnia è buona e comunque siamo in Messico in vacanza e va benissimo così.
Domani ci aspetta una traversata di quasi 400km per andare a Palenque, finalmente saremo nel Chiapas e non vediamo l’ora di trovarci nel Messico più profondo dove la natura è la padrona assoluta.
P.S.
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